Viaggiatrice

Sotto i raggi dorati del primo pomeriggio, procedeva costante. Il colore estivo impregnava l’aria tutt’attorno, rendendola più pesante e densa.
Davanti a lei, il cammino si estendeva lentamente verso l’alto. Solo con molta immaginazione si sarebbe potuto ricondurlo a una linea retta: si inarcava prima a sinistra poi nella direzione opposta tanto da sembrare, a chi lo avesse visto nella sua interezza, tracciato dalla mente offuscata di un ubriaco, sebbene ciò avvenisse con tale grazia e discrezione che, durante il suo attraversamento, sarebbe stato difficile dire dove cominciassero esattamente le curve.

In più, ad attutire la tortuosità della salita, come anche la sua ripidità, era il passo, regolare nella sua lentezza, del corpo appesantito che lo percorreva. Gravato da un carico non indifferente, rallentava poi, quasi impercettibilmente, ogni qual volta la sua ascesa fosse interrotta dai frequenti e brevi avvallamenti del terreno. Questi, se alleggerivano nel primo tratto lo sforzo continuo, lo accentuavano subito dopo nel secondo, prolungando anche la durata del cammino.
Il sentiero, poi, era reso più impervio dalle crepe, a volte profonde, che lo intaccavano: di certo non più pericolose o preoccupanti dell’altezza elevata a cui si trovava, imponevano tuttavia ulteriori rallentamenti alla marcia già non veloce. A volte, invece, in luogo delle ferite, la superficie ruvida si vedeva segnare da saldature vere e proprie che formavano piccoli rilievi tortuosi. Quasi come raccordi autostradali, congiungevano tratti divergenti di quel tragitto irregolare e indicavano al viandante di correggere la rotta.
Ombra
A mitigare questo aspro percorso contribuivano tuttavia le ombre macchiate di luce delle foglie sopra di lei. Rendevano più piacevole quel cammino così lungo e, insieme alla lieve brezza che a tratti soffiava, la accompagnavano come amiche silenziose.
La sua sottile figura procedeva da tempo ormai senza soste: sotto il peso del suo ingombrante bagaglio concentrava le proprie forze in quell’atto, mentre ai suoi piedi una compagna incolore e dall’aspetto deforme compiva i suoi stessi passi sul terreno, allungando e inclinando via via sempre più la sua sagoma già irriconoscibile. Data la particolare costituzione di quel sentiero tubolare, era affascinante vedere come la proiezione buia di quel piccolo corpo in viaggio abbracciasse, durante il cammino, una sezione sempre diversa di quella superficie impervia, quasi a volerla cingere come un anello per tutta la sua lunghezza.
Percorsi
Ma nessuna di queste considerazioni fu fatta dall’essere dal moto costante, impressogli dalla forza della sua meta. Solo quando la raggiunse, la formica si fermò.

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